pensatoio

Diventare grandi è una questione politica

“You speak of destiny as if it was fixed.”

Philip Pullman, La bussola d’oro.

When I Grow Up rappresenta il tentativo di dare voce, volto e corpo ai desideri di trasformazione delle nuove generazioni, senza cadere nella facile costruzione di personaggi esemplari o archetipi generazionali, ma invitando il pubblico a osservare e prendere sul serio le passioni, le esitazioni, le fratture e le contraddizioni a cui ogni giovane ci mette di fronte. La presenza fisica nelle fotografie di alcuni animali esposti presso la Collezione di Zoologia gioca con la metafora del daimon, animale guida e intermediario tra l’umano e il “mondo più che umano”, tra chi siamo e chi vorremmo o potremmo essere. Un espediente narrativo per spostare l’attenzione dalle semplificazioni statistiche e dalle classificazioni stigmatizzanti alla pluralità delle intelligenze, delle aspirazioni e dei segni che convivono nei corpi delle persone rappresentate.

Le storie che abbiamo ascoltato non sono necessariamente eccentriche o eccezionali: parlano di futuri incerti, ancora da immaginare, di orientamento che non funziona, di talenti cristallini, di soldi che mancano e da fare velocemente, di ruoli da interpretare per rendersi visibili, della formazione professionale che si prende cura di chi inciampa, di voti e pre/giudizi difficili da scrollarsi di dosso. Partire dalle storie non significa però rifugiarsi nella livella delle individualità. La classe conta. A scuola, in strada, negli spazi della cultura, nel mondo del lavoro, nei tentativi di sovversione di ogni forma di predestinazione sociale. Così come razzismo, sessismo e discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere incidono ogni giorno sul presente e sull’immaginazione del domani per molte persone giovani. Interrogarsi sui percorsi di formazione e di accompagnamento al lavoro mettendo in discussione i modelli produttivi predominanti, ripensare le logiche di accesso alla casa e alla cittadinanza, rivendicare la centralità del diritto alla salute, al benessere fisico e mentale, significa sperimentare pratiche di giustizia sociale, economica e climatica che rendano percorribili i desideri di futuro delle nuove generazioni.

Significa anche combattere l’ideologia velenosa del mindset vincente, il volontarismo magico del “se vuoi, puoi” che fa credere che il diventare adulti — qualsiasi cosa questo voglia dire oggi — sia una questione individuale di volontà, di competizione costante e di meritoAnche fallire è un privilegio di classe che non tutte le persone possono permettersi, perché diversi sono i piani di partenza da cui potersi rialzare e il capitale economico, culturale e relazionale cui si ha accesso per potersi reimmaginare. When I Grow Up è infine un invito a un esercizio di postura. Alzare lo sguardo, fermarsi in ascolto, riconoscere la centralità delle storie individuali nella trama delle disuguaglianze sociali, economiche e di potere. Scegliere da che parte stare, perché “diventare grandi” è una questione politica.

When I Grow Up è un percorso finanziato dalla Dr. Martens Foundation e sviluppato da baumhaus, con il patrocinio del Comune di Bologna. Il progetto include un’indagine qualitativa — sviluppata con Kilowatt e ancora in corso — rivolta a persone tra i 14 e i 25 anni per approfondire le loro passioni, il rapporto con la scuola e l’apprendimento, con il denaro e le prospettive per il futuro. Parallelamente, si è sviluppato un progetto fotografico a cura del fotografo Jon Bronxl da cui è nata When I Grow Up: non siamo classificabili, esposizione che si snoda all’interno della Collezione di Zoologia del Sistema Museale di Ateneo — Università di Bologna e che accosta i volti di alcune e alcuni giovani all’animale guida (o daimon) da loro scelti tra l’affascinante varietà di specie presenti.